Narcissus: Un'avventura di Anita Blake by Laurell K. Hamilton

Narcissus: Un'avventura di Anita Blake by Laurell K. Hamilton

autore:Laurell K. Hamilton [Hamilton, Laurell K.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Horror, Erotica, General, Ro
ISBN: 9788842921622
Google: k7i0IPk1Or8C
editore: Editrice Nord
pubblicato: 2012-07-03T22:00:00+00:00


CAPITOLO 23

Il lupanare era una radura di circa cento metri per centocinquanta, apparentemente pianeggiante sebbene situata in un'ampia valle tra le colline. Anche se di notte non si notava, e mi ci era voluta più di una visita per scoprirlo, sapevo che oltre il bosco s'innalzavano ripidi versanti.

In quel momento non si vedeva oltre i margini della radura. Fiaccole dalle fiamme alte quasi due metri erano conficcate nel suolo ai lati di un trono scolpito nella roccia, tanto antico che i braccioli erano stati consunti dal susseguirsi d'innumerevoli generazioni di Ulfric; probabilmente anche il sedile e lo schienale erano altrettanto logorati, però erano coperti di seta purpurea, come si addiceva alla regalità. All'ondeggiante luce dorata delle fiaccole, il trono aveva qualcosa di molto primitivo, come se fosse destinato a un antico re barbaro abbigliato con pelli animali e corona ferrea.

Quasi tutti in forma umana, in piedi o accoccolati, i lupi mannari formavano un ampio cerchio in cui era stata lasciata aperta una breccia, che si richiuse come una porta di carne dopo il nostro passaggio. I ratti mannari si schierarono a ventaglio intorno a noi, però sapevamo tutti che in caso di scontro ci saremmo trovati circondati e in grave inferiorità numerica.

Accanto a me stavano Rafael e due giganteschi ratti mannari, da una parte, e Donovan Reece, il re cigno, dall'altra, protetti da quattro guardie del corpo gentilmente fornite dal re ratto. Micah stava tra me e i due ratti incaricati di proteggermi, cioè Claudia e Igor. I nostri leopardi formavano una sorta di schieramento irregolare tra noi e gli altri ratti mannari.

Dagli alberi accanto al trono pendeva una sorta di sipario nero che notai soltanto perché ondeggiava al vento, un attimo prima che fosse sollevato a rivelare un uomo di alta statura, che non conoscevo, e Sylvie, coi capelli corti e ricci un po' scomposti, il viso meno fine e meno dolce per l'assenza di trucco. Indossava una canottiera azzurra, lo stesso paio di jeans che le avevo già visto, e scarpe da jogging bianche. L'uomo aveva corporatura longilinea e muscolosa da giocatore di basket; indossava soltanto calzoncini di jeans, ma, come Richard, non aveva bisogno di eleganza perché si muoveva in una nube di grazia e di potere, simile a una tigre. Purtroppo non si vedevano gabbie, e io avevo lasciato a casa la pistola. I suoi capelli erano corti, scuri, ricci e un po' più folti di quelli di Sylvie. Il volto era fra l'attraente e il brutto, lungo, ossuto, con bocca larga e labbra sottili. Ero quasi decisa a giudicarlo brutto, quando mi guardò, e allora i suoi occhi foschi mi rivelarono che avrei sbagliato. Ardevano d'intelligenza e di qualche oscuro sentimento. Nell'istante in cui lasciò emergere la rabbia, mi resi conto che la forza stessa della sua personalità lo rendeva tanto impressionante da risultare davvero bello, seppure di quella bellezza che non appare mai nei ritratti fotografici perché ha bisogno del movimento e dell'energia vibrante che la rendono viva. Senza che nessuno me lo dicesse, capii che era Jacob, e al contempo compresi che eravamo nei guai.



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